La prima decade del ventunesimo secolo, che sta per finire, rischia di essere ricordata come il periodo in cui la fama di una persona si è misurata in termini di raccomandazioni, di tweets, o nell’abilità di esibire un certo grado di avventatezza, a volte in maniera anche pericolosa, in un reality televisivo. Ma proprio mentre le porte (della decade) stanno per chiudersi ecco che silenziosamente sbuca dal nulla, camminando – o più appropriatamente gironzolando – Kristen Stewart.
A 19 anni, la Stewart si è conquistata il suo spazio negli annali della storia della cutura pop. Ciò è dovuto principalmente al ruolo interpretato in ‘Twilight’, che – nel caso foste riusciti, non si sa come, a non saperne nulla – è un film basato sul primo di una popolare serie di libri che parlano di vampiri, lupi mannari, e adolescenti della città di Forks, stato di Washington. Il personaggio della Stewart, Bella Swan, è nuova del posto e si trova da subito a dover fare i conti con una nuova scuola e con il fatto che il suo probabile ragazzo, l’affascinante Edward Cullen (interpretato dall’altrettanto affascinante Robert Pattinson), è un vampiro di 104 anni.
Dati i temi trattati, giovinezza incompresa, amore complicato e presenza di forze oscure, il successo di ‘Twilight’ non stupisce. Né stupisce il fatto che questo film, che ha incassato 380 milioni di dollari, abbia avuto un seguito…
Negli ultimi 12 mesi, la Stewart è diventata ospite fissa di tabloid e blog. Il fatto poi che il suo personaggio sia romanticamente legato a Pattinson nel film ha portato a infinite speculazioni sul fatto che possano esserlo anche nella vita reale. COMPRANO CASA INSIEME? oppure STANNO PER SPOSARSI? Sono solo due dei titoli usciti nel corso dell’autunno…
Ma passiamo al sodo, cioè all’intervista che è stata fatta in occasione del quarantesimo anniversario di ‘Interview Magazine’ da Dennis Hopper, attore stagionato nonché collaboratore, come fotografo, della rivista da 4 decadi. Lui si trovava ad Albuquerque, New Mexico, per la serie di ‘Crash’, lei a Vancouver per ‘Eclipse’.
DH: Prima di iniziare, ho qui, vicino a me, mia figlia di 6 anni che è impazzita all’idea che tu sia al telefono. Puoi anche solo dirle ciao?
KS: Certamente.
DH: Bene, il suo nome è Galen.
GH: Ciao!
KS: Ciao, come stai?
GH: Bene.
KS: E’ un piacere conoscerti, Galen. (silenzio) Hello?
GH: Ciao.
DH: E’ talmente emozionata.
KS: E la cosa mi rende nervosa.
DH: Ti rende nervosa?
KS: Sì, i bambini mi intimidiscono. Non so mai cosa dire.
DH: Grazie comunque. Come stai?
KS: Sto abbastanza bene. Non sono molto brava con le interviste, ma questa è un sogno. Perché lo stai facendo? (per chi non lo sapesse Dennis Hopper è un mito del cinema americano, attore, fotografo ma anche intellettuale della cultura alternativa americana, un mito quindi certamente anche per lei – quello che avrebbe dovuto interpretare con Robert Pattinson ‘Part per Billions’). Non hai idea di quanto questa cosa mi faccia piacere!
DH: Beh, sei davvero una brava attrice. E mia figlia è la tua più grande fan, quindi ho pensato ‘Ma che diavolo, perché no?’ anche se di solito non lo faccio. Ma dobbiamo darci da fare, ‘Twilight’ è un terreno che scotta. Certo che non ti lasceranno in pace.
KS: La cosa triste è che mi annoia che ogni conversazione che ho di questi tempi inizia sempre con questo discorso – anche se si tratta di una persona che incontro per la prima volta o che ho visto per poco tempo in passato. La prima cosa che voglio dire a tutti è che “E’ una cosa folle! E io purtroppo, da sola, non posso farci nulla!” Anche se poi mi dico, al diavolo, mando tutto a quel paese.
DH: (ridono entrambi) Sai, stai davvero facendo delle cose magnifiche. Dato che mentre interpretavi ‘Twilight’ non sapevi che avresti fatto anche dei sequel, è stato difficile per te rientrare nel personaggio?
KS: Ho sempre voluto interpretare un personaggio che durava nel tempo, ma in genere queste cose succedono nelle serie televisive. Ma anche ‘Twilight’ è perfetta perché tu sai quello che ti aspetta – i libri sono già stati scritti. E ho degli intervalli tra l’uno e l’altro. Può essere abbastanza deprimente abbandonare un personaggio quando cominci a entrarci. E’ quello che mi succede di solito alla fine di ogni film… di conoscere completamente il soggetto. E questo è successo anche per ‘Twilight’, e di nuovo con ‘New Moon’. Ogni volta il personaggio di Bella diventa una persona diversa, e devo imparare a conoscerla per poterla portare al livello successivo.
DH: Sei stata in grado di divertirti? O la pressione dei sequel ti ha disturbato?
KS: Ho sentito più pressione di quanto non accada normalmente. In genere mi lascio guidare dal mio personale modo di interpretare la sceneggiatura, il personaggio e dalle persone con cui lavoro. In questo caso però mi sento anche responsabile nei confronti di tutti colore che si sono appassionati ai libri – e questo riguarda il mondo intero. E’ una situazione un po’ folle. Ci sono certe cose in ‘Twilight’… Però così come sono orgogliosa del film, che mi è anche piaciuto, penso a volte di aver messo troppo di me stessa nel personaggio. E oggi mi sembra di conoscere Bella veramente. Molte lettrici pensano di conoscerla perché parla in prima persona. E’ come se fosse un piccolo vascello e tutte si lasciassero trasportare da lei e facessero la sua esperienza, introiettando in questo modo il personaggio. Quindi penso “Come posso accontentarle tutte? E’ impossibile!”. Ma poi ho deciso che se sei sempre completamente sincera, non avrai niente da rimproverarti.
DH: I libri di ‘Twilight’ sono un po’ cupi, no?
KS: Sì, ma i film non lo sono così tanto dato che a tutti noi è piaciuto molto farli. Ma per quanto sia bello vederli e per quanto sia bello che i due personaggi trovino conforto l’uno nell’altro, intorno a loro c’è il caos. Voglio dire che ci si deve interrogare sulle loro motivazioni – cercare di capire queste due persone così insanamente devote l’una all’altra… ho dovuto accettarle. Ho dovuto giustificarli nella mia testa, altrimenti non avrei potuto interpretare il personaggio. Non sono certo dei personaggi pragmatici e le tematiche della storia, come quelle del dominio e del masochismo, sono abbastanza rilevanti. Voglio dire che si deve sempre pensare al fatto che questa storia deve avere un senso per quei ragazzi di 11 anni che hanno letto il libro e che non necessariamente devono vedere una scena di preliminari (amorosi). Ma che c’è poi anche l’altra fetta di pubblico – maggioritaria – che invece vuol vedere una scena con dei preliminari. E sono dei preliminari piuttosto intensi, e avventati (ride). Così è anche divertente interpretarle tenendo conto di entrambe le cose. Voglio dire che non ho proprio idea di come cavarmela col mio innamorato vampiro dato che nessuno lo ha mai sperimentato. E poi è carina l’idea che questi ragazzi di 10-11 anni crescendo si renderanno contro che in ‘Twilight’ c’erano cose che non avevano mai visto prima.
DH: Beh, stai molto attenta a quello che fai.
KS: Sì, è pazzesco. C’è una parte di me, sempre presente, che mi dice che devo riuscire a interpretare bene questo ruolo. E quando le parole escono dalla mia bocca, voglio essere sicura che sto dicendo esattamente quello che voglio dire. So benissimo che quello che dirò sarà oggetto di critica – no, non oggetto di critica, ma valutato e analizzato sì. E’ che mi interessa molto fare le cose per bene. Ma per quanto riguarda la mia vita, possono dire di non aver mai del tutto fallito prima. E che sono una persona piuttosto riservata. E che mi piacerebbe anche poter andare in giro…
DH: Non puoi andare in giro?
KS: Mi piacerebbe andare più in giro dopo il lavoro, invece di dover tornare nella mia stanza d’albergo e rimanere lì. Può essere noioso, ho cominciato a fare l’attrice che ero molto giovane e conosco un sacco di attori che non arrivano neppure a conoscersi come persone… Se pensiamo al termine ‘persona’, ci si rende conto che non sempre è reale. Il vero significato della parola presuppone che tu ti possa costruire come tale, e invece è come se non lo avessi ancora potuto fare. E questa cosa può infastidire. Ma ho la netta sensazione che questo stia per finire, che ce la farò – o che potrei farcela – che è nell’aria. E che fra qualche anno sarò come desidero essere.
DH: Ti annoia essere sui tabloid?
KS: A dire il vero, non puoi farci niente. E così non lascio quasi mai la mia camera d’albergo, veramente. Non racconto nulla della mia vita personale, e forse questo è un male. Ma per me è importante tenere per me quello che voglio tenere per me. Sicché l’unico modo che ho per non far sapere dove sono stata la notte prima è di non uscire affatto. Però dipende da qual è il mio stato d’animo. Alcune sere penso, “Non me ne importa niente, farò quel che ho voglia di fare”. Poi il giorno dopo penso, “Ora tutti penseranno che sono uscita per attirare l’attenzione”. Ma invece è solo che, per un momento, ho pensato di poter essere come tutti gli altri.
DH: Ho visto tutti i film che hai fatto, e so che hai lavorato con gente di grande talento: Patricia Clarkson – una grandissima attrice- e Jodie Foster . Persone straordinarie. E il vostro modo di recitare era molto diverso. Hai cominciato a 9 anni, giusto? Volevi recitare… Non è stato perché i tuoi genitori lavoravano nel cinema?
KS: No, per nulla.
DH: Perché Dean Stockwell (famoso attore degli anni ’40, ottimo caratterista), uno dei miei migliori amici, ha terribili ricordi di quando recitava da bambino. Ma tu volevi proprio farlo no?
KS: Non si può pensare che una bambina di quell’età sappia che cosa vuol fare. Non sono certa che fosse una mia reale aspirazione, ma era certamente qualcosa che sentivo dentro di me. All’inizio l’idea mi divertiva. Ed è stata la prima cosa che mi è riuscita bene. I miei genitori sono molto solidali fra loro e nessuno dei due era contento del fatto che volessi recitare. Ma hanno sempre sostenuto quello che noi figli volevamo fare. Cresciuta sui set mi sembrava che recitare potesse essere una cosa divertente. Poi ho capito crescendo che le cose erano diverse. Avevo 13 anni.
[Fine della prima parte.]