Nella città toscana ambientato l’attesissimo sequel di “Twilight”Non è un paese per vecchi, ma d’altronde i vampiri sono eternamente giovani. Scorci mozzafiato, centro storico da cartolina, Toscana bucolica. Volterra, undicimila abitanti, sembra perfetta per un George Clooney in cerca di privacy. Un po' meno per una congrega di succhiasangue. Eppure è qui, nell'antica Velathri fondata dagli Etruschi, che la 36enne americana Stephenie Meyer ha ambientato parte della saga horror-fantasy di Twilight, storia d'amore tra l'adolescente Isabella Swan e il vampiro vegetariano (nel senso che beve solo sangue animale) Edward Cullen.
Dal primo romanzo è stato tratto un film omonimo, Twilight, gran successo ai botteghini di tutto il mondo, dal secondo si sta girando il sequel New Moon. Gli ultimi capitoli sono ambientati a Volterra, qui (due settimane a maggio) si dovrebbero girare le scene finali. La notizia, fino a ieri definitiva, non è più sicura e la città trema: la saga della Meyer sta superando quella di Harry Potter. Sarebbero affari d'oro.
Clima plumbeo, turismo zero, nessun libro della Meyer in vetrina. «Sono tutti esauriti», racconta l'edicolante storica. Il negozio è adiacente al Vicolo Mazzoni, quello dove i Volturi - sorta di famiglia reale dei vampiri composta dagli antichi e potentissimi fratelli Aro, Caius e Marcus - avrebbero il loro quartier generale. «E' il vicolo medioevale più antico del mondo, mio figlio vorrebbe fotografarlo e commercializzare cartoline, ma è tenuto malissimo. Guardi che sporcizia».
In effetti non è un vicolo particolarmente invitante, e un motivo c'è. «Suona inelegante - racconta Paolo Paterni, amministratore delegato del Consorzio Turistico Volterra - ma noi lo chiamavamo Vicolo del Pisciatoio. Anche ora che i bagni non ci sono più, la gente continua a usarlo come gabinetto. E' famoso perché, quando la Meyer è venuta, si è fatta fotografare qui: da allora è "il vicolo dei vampiri". Anche il tombino da cui uscirebbero i Volturi, è solo una fossa biologica».
Forse la Meyer è un'altra scrittrice americana folgorata sulla via dell'Etruria, come la quasi omonima Frances Mayes. «Non esattamente - prosegue Paterni -. La Mayes conosceva Cortona, la Meyer no. E' venuta a Volterra solo una volta, nel maggio del 2007, a presentare il libro in anteprima. La invitammo noi. Fu lì che ci rendemmo conto del potenziale: teatro pieno, migliaia di fans. Da allora è un continuo. Vengono dal Giappone, dal Venezuela. Il target è 13-18 anni, ragazzini con le loro famiglie. Il turismo migliore: quello che spende».
Sì, ma perché proprio Volterra? «Per assonanza. La Meyer cercava un luogo toscano, ha guardato la cartina e trovato Volterra. Un nome quasi identico a Volturi. Non aveva visto nulla, ha immaginato tutto: il vicolo, il Palazzo dei Priori, il centro. Ha sbagliato solo le torri circolari e la fontana: tutti, quando arrivano, ci chiedono dove sia la fontana nella piazza. Semplice: non c'è».
La descrizione di Volterra non è certo particolareggiata: «Ehi, che posto curioso», «Molto medioevale». I politici locali non sembrano troppo interessati. Il sindaco è irreperibile, l'assessore alla cultura in carcere (in visita). Lasciamo più messaggi, non richiamano. Forse sono stati rapiti dai Volturi, di cui nel libro sarebbero peraltro quasi schiavi. «All'inizio la giunta ci ascoltava per educazione», racconta Roberta Vichi, socia di Paterni. «Non credevano all'effetto Meyer. Ora è cambiato tutto: il sindaco le darà la cittadinanza onoraria e si batterà per avere il film. Purtroppo un'altra cittadina toscana - non mi chieda il nome - vuole rubarci la location. Magari il regista ha un amico che abita a Radicondoli, che ne so, e si lascia convincere. Sarebbe un disastro».
La grande macchina del turismo è partita. C'è già un Tour Vampiro: «Volterra, l'ombra dei Volturi». Trecento euro per tre giorni, sulle tracce di Edward e Bella: «Aperitivo rosso sangue», visita al Museo della Tortura e camminata notturna con «finale mozzafiato». I ristoranti pensano a Menu draculeschi, i bar pregustano happy hour con cocktail sanguinolenti. Qualcuno non ci sta, come lo slowfood Da Badò («Non metteremo mai un piatto vampiresco nel menu»), ma è una minoranza. Ad aprile ci sarà il raduno dei fans (attese diecimila persone), ad agosto la preesistente festa medioevale di Volterra avrà tinte horror. Nel libro la festa è il 15 di un mese imprecisato, per festeggiare san Marco patrono di Volterra, ma in realtà il patrono è San Giusto. C'è già un sito dedicato alla Meyer (
www.newmoonvolterra.com). L'editore Fazi sta pensando a un'edizione speciale del libro, con capitoli inediti, vendibile soltanto a Volterra. E San Marino ha contattato la città per una mostra dedicata ai Licantropi.
Il fatturato potrebbe andare alle stelle, ma per Volterra non potrebbe essere un boomerang? «Il libro può salvarci dalla crisi - riprende Paterni - ma non è un caso se stiamo insistendo sull'aspetto letterario, sui Volturi visti come popolo in qualche modo etrusco. Volterra è stata per decenni la città del manicomio e del carcere: se diventasse la roccaforte dei vampiri, sarebbe la fine».
La saga di «Twilight», un vero cult per gli adolescenti di mezzo mondo, è stata scritta dall’americana Stephenie Meyer. Racconta delle avventure di Isabella Swan, un'adolescente che si innamora del bellissimo vampiro Edward Cullen. Il loro amore è contrastato perché Edward è sempre combattuto tra il desiderio di amarla e quello di succhiarle il sangue, anche se fa parte di una famiglia di vampiri «vegetariani» che cioè non si nutrono di sangue umano ma solo animale. Contrapposti a loro sono i vampiri comuni, sempre a caccia di umani. Protagonisti della saga sono anche i licantropi, storici nemici dei vampiri: tra di loro l’amico d’infanzia di Bella Jacob Black.