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| primo capitolo di Midnight Sun.. A prima vista | |
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+7°Rika° Rosa kikka renesmee Martina!!! cri93 *Bella 11 partecipanti | |
Autore | Messaggio |
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*Bella
Data d'iscrizione : 06.01.09
| Titolo: primo capitolo di Midnight Sun.. A prima vista 17th Gennaio 2009, 19:11 | |
| A prima vista Ecco il momento della giornata in cui non desideravo altro che dormire: le ore di scuola. Forse la definizione giusta era “purgatorio”. Ammesso che espiare i miei peccati fosse possibile, quelle ore vi andavano conteggiate. Non ero mai riuscito ad abituarmi alla noia; per assurdo, ogni giorno sembrava ancora più monotono del precedente. Immagino che fosse il mio modo di dormire, se vogliamo chiamare sonno lo stato di inerzia tra un periodo di attività e l'altro. Fissavo le crepe che correvano sull'intonaco dell'angolo opposto della mensa e ci leggevo intrecci inesistenti. Un modo come un altro per staccarmi dal mormorio delle voci che mi fluivano in testa come acqua scrosciante. Centinaia e centinaia di voci, talmente noiose da passare inosservate. Frequentando la mente degli umani, ne avevo sentite davvero di tutti i colori. Quel giorno, lo spreco di energie collettive riguardava la banale vicenda di un nuovo arrivo nello sparuto corpo studentesco locale. Bastava poco a mandarli su di giri. Vedevo il nuovo volto riflesso di pensiero in pensiero, da ogni angolazione. Una ragazza, un essere umano qualsiasi. L'eccitazione che ne aveva preceduto l'arrivo era scontata e prevedibile, come mostrare un oggetto luccicante a un bimbo. Metà del gregge maschile si vedeva già innamorato di lei, e solo perchè era qualcosa di nuovo da contemplare. Erano i più difficili da ignorare. Le voci che bloccavo per gentilezza, anziché per disgusto, erano soltanto quattro: quelle dei miei familiari, due fratelli e due sorelle, tanto abituati dalla mancanza di privacy in mia presenza da non farci più nemmeno caso. Cercavo di concedere loro la maggior intimità possibile. Se mi riusciva, evitavo di ascoltarli. Ma per quanto mi sforzassi... sapevo tutto. Rosalie, come al solito, pensava a se stessa: si era vista riflessa in un paio di occhiali ed era concentrata sulla propria perfezione. La mente di Rosalie era uno specchio d’acqua poco profondo e privo di sorprese. Emmett non aveva ancora smaltito la rabbia dopo che Jasper lo aveva sconfitto durante un incontro di lotta, la sera prima. Avrebbe esaurito la scarsa pazienza che aveva in attesa della rivincita che voleva organizzare dopo scuola. Ascoltare la mente di Emmett non mi metteva mai in inbarazzo, perchè i suoi pensieri si traducevano sempre in frasi o gesti. Forse le difficoltà nascevano con gli altri, dove c'era sempre qualcosa che avrebbero desiderato tenermi nascosto. Se nella mente di Rosalie c'erano acque poco profonde, in quella di Emmett si distendeva un lago senza ombre, trasparente come il vetro. Jasper, invece... soffriva. Soffocai un sospiro. Edward. Alice mi chiamò, mentalmente, catturando all'istante la mia attenzione. Proprio come se mi avesse chiamato ad alta voce. Ero contento che il mio nome di battesimo non fosse più tanto di moda. Mi aveva infastidito perchè mi voltavo automaticamente ogni volta che qualcuno pensava a un Edward. In quel caso, non mi voltai. Io e Alice eravamo esperti in conversazioni riservate. Passavamo quasi sempre inosservati. Non staccai gli occhi dall’intonaco. Come sta reagendo?, chiese. Mi rabbuiai, cambiando appena espressione della bocca. Niente che gli altri potessero percepire. Sembravo semplicemente annoiato. Il tono dei pensieri di Alice sembrava allarmato e leggendo la sua mente notai che, con la coda dell’occhio, osservava Jasper. E' in pericolo? Spingendosi in avanti, nel futuro immediato, cercò tra immagini di monotonia l'origine della mia smorfia. Mi voltai lentamente a sinistra, come per osservare la parete, sbuffai e tornai a seguire le crepe sul soffitto, alla mia destra. Solo Alice capì che le stavo rispondendo di no. Si rilassò. Fammi sapere se peggiora. Spostai lo sguardo dall'alto in basso. Grazie per l'aiuto. Per fortuna non potevo risponderle ad alta voce. Cosa avrei potuto dirle? < E' un piacere >? Non lo era affatto. Non mi piaceva ascoltare le lotte interiori di Jasper. C'era davvero bisogno di fare certi esperimenti? Non sarebbe stato più sicuro ammettere la sua incapacità di tenere a bada la sete come noialtri, senza mettersi alla prova in quel modo? Perchè giocare con il fuoco? Dalla nostra ultima battuta di caccia erano passate più di due settimane. Non era un intervallo di tempo eccessivo, per noi. Magari c'era del disagio se un essere umano si avvicinava troppo, o se il vento soffiava dalla parte sbagliata. Difficile, però, che gli umani osassero tanto. L'istinto diceva loro ciò che con la mente non avrebbero mai capito: eravamo pericolosi. E Jasper al momento era molto pericoloso.
Ultima modifica di *Bella il 17th Gennaio 2009, 19:58 - modificato 3 volte. | |
| | | *Bella
Data d'iscrizione : 06.01.09
| Titolo: Re: primo capitolo di Midnight Sun.. A prima vista 17th Gennaio 2009, 19:12 | |
| Proprio allora una ragazzina si fermò accanto al tavolo più vicino al nostro, per parlare con un'amica. Con le dita si ravvivò i corti capelli rossicci. La ventola del riscaldamento ne spinse il profumo verso di noi. Ero abituato alle reazioni che mi avrebbe suscitato: il bruciore nella gola riarsa, i morsi della fame nello stomaco, la contrazione automatica dei muscoli, l'eccesso di veleno in bocca... Reazioni normali, di solito facili da ignorare. Concentrato su Jasper, però, le sensazioni, più forti, raddoppiavano e la difficoltà aumentava. Sentivo la mia e la sua sete. Jasper si stava lasciando trasportare dall'immaginazione. Si vedeva abbandonare il posto accanto ad Alice per avvicinarsi alla ragazzina. Fantasticava di chinarsi su di lei, come per sussurrarle qualcosa all'orecchio, e di sfiorarle l'incavo del collo con le labbra. Pregustava la sensazione, tra i denti, di ciò che scorreva caldo sotto quella pelle delicata... Diedi un calcio alla sua sedia. Per un istante incrociò il mio sguardo, poi abbassò gli occhi. Sentivo che nella sua mente si fronteggiavano vergogna e ribellione. < Scusa >, mormorò. Mi strinsi nelle spalle. < Non ci saresti riuscito >, sussurrò Alice per consolarlo. < L’ho visto >. Evitai di sorridere per non rivelare che stava mentendo. Dovevamo restare uniti, io e Alice. Ascoltare voci e vedere nel futuro non era facile. Risultavamo strani persino ai nostri strani simili. Ci aiutavamo a proteggere i rispettivi segreti. < Cercare di vederli come persone aiuta >, suggerì Alice, con quella sua voce acuta, musicale, troppo rapida perché le orecchie umane l’afferrassero, ammesso che fossero abbastanza vicine da poterla sentire. < Si chiama Whitney. Le è appena nata una sorellina che adora. Sua madre ha invitato Esme a quella festa in giardino, ricordi? >. < So chi è >, fu la risposta secca di Jasper. Si voltò a guardare verso una delle finestrelle in alto verso il soffitto. Le sue parole perentorie chiusero la conversazione. Gli ci voleva una battuta di caccia, quella sera stessa. Era ridicolo assumersi un rischio simile solo per metterlo alla prova e aumentare la sua resistenza. Jasper doveva accettare i propri limiti e farsene una ragione. Aveva vecchie abitudini inconciliabili con il nostro stile di vita, inutile ostinarsi. Con un lieve sospiro, Alice si alzò prendendo il vassoio del pranzo, un semplice arredo scenico, e si allontanò da Jasper. Capiva subito se i suoi incoraggiamenti non erano ben accetti. Benché la relazione tra Rosalie ed Emmett fosse più lampante, la conoscenza reciproca tra Alice e Jasper era molto più profonda. Come se anche loro fossero capaci di leggersi nel pensiero. Edward Cullen. Riflesso automatico. Mi voltai, sentendo qualcuno chiamarmi per nome, benché lo avesse soltanto pensato senza dirlo. Per una frazione di secondo, i miei occhi incrociarono quelli marrone scuro di un volto umano, un viso a forma di cuore, dal colorito pallido. Un viso che conoscevo, malgrado non l’avessi ancora visto di persona. Lo avevo incontrato in quasi tutti i pensieri umani, quel giorno. La nuova alunna, Isabella Swan, figlia dell’ispettore di polizia del posto, che ora viveva con il padre, separato. Bella. Aveva già corretto chiunque l’avesse chiamata con il nome intero… Guardai altrove, annoiato. Un secondo dopo compresi che non era stata lei a pensarmi. Ovviamente sta già perdendo la testa per i Cullen. Il pensiero proseguiva così. A quel punto riconobbi la “voce”: Jessica Stanley. Era passato un po’ di tempo dal periodo in cui mi aveva disturbato con il suo chiacchiericcio interiore. Che sollievo quando la sua infatuazione malriposta era finita. Era quasi impossibile sfuggire ai suoi costanti e ridicoli sogni a occhi aperti. All’epoca avevo desiderato di poterle spiegare esattamente cosa sarebbe successo se le mie labbra, e i denti che celavano, le si fossero avvicinate troppo. Avrei zittito tutte quelle fantasie moleste. Al pensiero della sua reazione accennai un sorriso. Ben le sta, continuò Jessica. Non è neanche bella. Non capisco perché Eric la fissi in quel modo… e pure Mike. Trasalì, mentalmente, al nome di Mike. Mike Newton, studente di media popolarità e sua cotta più recente, non le prestava la minima attenzione. Viceversa, non perdeva d’occhio la nuova compagna. Un altro bimbo davanti all’oggetto luccicante. Ciò aggiunse un che di perfido ai pensieri di Jessica, che tuttavia manteneva un atteggiamento ipocritamente cordiale con la nuova arrivata, a cui stava raccontando una sfilza di luoghi comuni sulla mia famiglia. Evidentemente, la nuova alunna le aveva chiesto di noi. Oggi anch’io sono al centro dell’attenzione, pensò Jessica. E’ stata una bella fortuna assistere a due lezioni con Bella… Scommetto che Mike mi chiederà subito se è… Cercai di filtrare quello stupido cicaleccio, prima che sciocchezze e banalità mi fassero impazzire.
Ultima modifica di *Bella il 17th Gennaio 2009, 19:57 - modificato 2 volte. | |
| | | *Bella
Data d'iscrizione : 06.01.09
| Titolo: Re: primo capitolo di Midnight Sun.. A prima vista 17th Gennaio 2009, 19:13 | |
| < Jessica Stanley sta spiattellando tutti i pettegolezzi sul clan dei Cullen alla nuova arrivata, la figlia di Swan >, mormorai a Emmett per distrarmi. Soffocò una risata. Spero che non si sia persa i dettagli, pensò. < Poca fantasia, direi. Appena un briciolo di scandalo. Neanche un grammo di orrore. Sono un po’ deluso >. E la ragazza nuova? Anche lei è delusa dai pettegolezzi? Cercai di ascoltare cosa pensasse del racconto di Jessica la nuova arrivata. Cosa vedeva Bella quando guardava la strana famiglia dalla pelle di gesso che tutti evitavano? Conoscerne le reazioni, più o meno, rientrava nei miei compiti. Ero come la vedetta, per così dire, della famiglia. Per proteggerla. Quando qualcuno diventava sospettoso, segnalavo il pericolo e iniziava la ritirata. Succedeva, di tanto in tanto, che certi esseri umani dalla fantasia fertile riconoscessero in noi i personaggi di libri o film. Anche se di solito si sbagliavano, era comunque il momento giusto per trasferirci altrove, senza il rischio di un’indagine approfondita. Molto più di rado qualcuno capiva ma non gli davamo nemmeno la possibilità di verificare le sue ipotesi. Ce ne andavamo, di punto in bianco, lasciandoci alle spalle soltanto un ricordo spaventoso… Non sentivo niente, malgrado ascoltassi a pochissima distanza dal punto in cui il frivolo monologo interiore di Jessica continuava a sgorgare. Come se accanto a lei non ci fosse nessuno. Stranissimo, forse la ragazza di era spostata. Poco probabile, perché Jessica continuava a ciarlare. Alzai lo sguardo per verificare, e mi sentii un po’ sperso. Non mi capiva quasi mai di dover controllare ciò che il mio “udito” supplementare mi suggeriva. Di nuovo, il mio sguardo incrociò quei grandi occhi castani. Era seduta lì come prima e guardava verso di noi, cosa ovvia, d’altronde, dal momento che Jessica la stava ancora intrattenendo con i pettegolezzi locali sui Cullen. Sarebbe stato altrettanto ovvio che stesse pensando a noi. Ma non sentivo niente di niente. Nel momento in cui abbassò lo sguardo per evitare la spiacevole gaffe di farsi sorprendere a fissare uno conosciuto, sulle sue guance apparve un invitante e caldo rossore. Per fortuna Jasper aveva ancora lo sguardo fisso alla finestra. Non era piacevole immaginare cos’avrebbe combinato al suo autocontrollo quell’affiorare di sangue. I sentimenti si manifestavano chiari sul suo viso, come se li avesse scritti in fronte: sorpresa, mentre afferrava inconsapevolmente i segni della sottile differenza tra la sua razza e la mia, curiosità per il racconto di Jessica e poi, qualcos’altro… attrazione? Non sarebbe stata la prima volta. Alle nostre presunte prede apparivamo bellissimi. Infine, imbarazzo, per essere stata colta a osservarmi. Eppure, malgrado i suoi pensiero fossero così evidenti in quegli occhi strani –strani per la loro profondità: di solito gli occhi castani così scuri sembrano piatti- , dal posto dove era seduta non sentivo rovenire che silenzio. Niente di niente. Per un istante mi sentii a disagio. Non mi era mai accaduto prima. C’era qualcosa che non andava? Mi sentivo lo stesso di sempre. Mi preoccupai e cerca di aguzzare le orecchie. Tutte le voci che avevo bloccato irruppero di colpo nella mia testa. … chissà che musica le piace… potrei forse parlarle di quel nuovo CD … ecco cosa pensava Mike Newton, a due tavoli di distanza: pensieri fissi su Bella Swan. Se la mangia con gli occhi. Non gli basta che metà delle ragazze della scuola gli stiano dietro… Eric Yorkie elaborava pensieri maligni, anch’essi incentrati sulla ragazza. … disgustoso. Neanche fosse una vip o qualcosa del genere… persino Edward Cullen la guarda… Lauren Malloy era verde d’invidia, anzi, giada scuro. E Jessica, che si fa bella grazie alla nuova amichetta. Mi fanno ridere… i pensieri della ragazza sprizzavano vetriolo. …scommetto che gliel’hanno chiesto tutti. Ma mi piacerebbe parlare con lei. Cercherò una domanda più originale… rimuginava Ashley Dowling. … magari la incontro alla lezione di spagnolo… sperava June Richardson. … troppe cose da fare, stasera! Trigo e il compito di inglese. Spero che mamma… Angela Weber, una ragazza riservata dai pensieri stranamente cortesi, era l’unica della tavolata a non essere ossessionata da questa Bella. Li udivo tutti e coglievo i loro più insignificanti pensieri a mano a mano che attraversavano le loro menti. Ma in quella della nuova alunna dagli occhi ingannevolmente espressivi, non trovavo nulla. Ovviamente, riuscii a sentire ciò che disse quando rispose a Jessica. Non c’era bisogno di leggerle nel pensiero, per coglierne la voce bassa e limpida, all’altro capo del lungo salone. < Chi è quello con i capelli rossicci? > la sentii chiedere, mentre mi sbirciava con la coda dell’occhio e abbassava lo sguardo nell’istante in cui si accorse che continuavo a fissarla. Avevo sperato che il suono della sua voce mi avrebbe aiutato a individuare il tono dei suoi pensieri, persi in un luogo inaccessibile, ma mi dovetti ricredere all’istante. Di solito, i pensieri delle persone somigliavano molto alle loro voci reali. Il suo tono timido e tranquillo, invece, non mi era familiare, non somigliava a nessuno di quelli che risuonavano nella sala a centinaia, ne ero sicuro. Era completamente nuovo.
Ultima modifica di *Bella il 17th Gennaio 2009, 19:57 - modificato 2 volte. | |
| | | *Bella
Data d'iscrizione : 06.01.09
| Titolo: Re: primo capitolo di Midnight Sun.. A prima vista 17th Gennaio 2009, 19:14 | |
| Ah, buona fortuna, idiota! , pensò Jessica prima di rispondere alla domanda dell’amica. < Si chiama Edward. E’ uno schianto, ovviamente, ma non sprecare il tuo tempo. Non esce con nessuna. A quanto pare qui non ci sono ragazze abbastanza carine per lui >, disse con aria sprezzante. Mi voltai per nascondere un sorriso. Jessica e le sue compagne di classe non si rendevano conto di quanto fossero fortunate a non piacermi particolarmente. Al di là di quel momento d’ironia, sentii un impulso strano, che non riuscivo a comprendere. Aveva qualcosa a che fare con il velo di cattiveria nei pensieri di Jessica, del quale la nuova arrivata era ignara… Sentii il bizzarro impulso di infilarmi tra loro, di proteggere questa Bella Swan dalle oscure macchinazioni della mente di Jessica. Che cosa strana. Nel tentativo di scoprire le motivazioni di questo impulso, esaminai ancora una volta la nuova arrivata. Forse era un istinto di protezione nascosto da tempo – il forte in favore del debole. Questa ragazza pareva molto più fragile delle sue compagne. La sua pelle era diafana, incapace di farle scudo dal mondo esterno. Sotto quella membrana trasparente e pallida, riuscivo a scorgere il pulsare ritmico del sangue… Meglio non pensarci troppo. Ero perfettamente in grado di condurre la vita che avevo scelto, ma ero assetato quanto Jasper e lasciarmi stuzzicare dalle tentazioni non aveva senso. Forse non se n’era accorta, ma aveva leggermente corrugato le sopracciglia. Che frustrazione incredibile! Era ovvio che per lei fosse uno sforzo tremendo stare lì seduta a parlare con degli sconosciuti, essere al centro dell’attenzione. Percepivo la sua timidezza dal modo in cui stringeva le spalle dall’aria fragile, leggermente ingobbita, come se temesse un rimprovero da un momento all’altro. Ero riuscito soltanto a intuire, a vedere, a immaginare. In quella ragazza umana non trovavo che silenzio. Non sentivo niente. Perché? < Andiamo? >, mormorò Rosalie interrompendo il corso dei miei pensieri. Distolsi gli occhi dalla ragazza e mi sentii sollevato. Non volevo insistere con inutili tentativi che mi avrebbero irritato. Né desideravo sviluppare alcun interesse per i suoi pensieri nascosti soltanto perché non potevo leggerli. Ovvio, nel momento in cui li avessi decifrati – perché prima o poi ci sarei riuscito, ne ero sicuro – li avrei trovati sciocchi e banali come quelli di qualsiasi altro essere umano. Indegni dello sforzo compiuto per raggiungerli. < Allora, la nuova ha già paura di noi? > chiese Emmett, ancora in attesa della risposta alla domanda precedente. Mi strinsi nelle spalle. Non era interessato tanto da insistere. Nemmeno io avrei dovuto esserlo. Ci alzammo da tavola e uscimmo dalla mensa. Emmett, Rosalie e Jasper fingevano di essere studenti dell’ultimo anno e tornarono ognuno alla sua lezione. Io recitavo una parte più giovane. Mi preparai alla noia della lezione di biologia. Era poco probabile che il professor Banner, il cui intelletto era poco al di sopra la media, riuscisse a sfoderare una trovata capace di sorprendere uno studente con due lauree in medicina. In classe mi accomodai al banco e ci rovesciai sopra i libri – anche nel mio caso, semplice arredo scenico, visto che li conoscevo praticamente a memoria. Ero l’unico a stare al banco da solo. Gli umani non erano tanto astuti da capire che avevano paura di me, ma il loro istinto di sopravvivenza bastava a tenerli a distanza. L’aula si riempì lentamente mentre i ragazzi tornavano dalla pausa pranzo. Per l’ennesima volta desiderai poter dormire. Quando Angela Weber accompagnò la nuova arrivata alla porta, il suo nome, a cui avevo pensato poco prima, catturò la mia attenzione. Bella sembra timida come me. Scommetto che oggi è davvero difficile per lei. Vorrei poterle dire qualcosa… ma probabilmente farei la figura della stupida… Evviva! , pensò Mike Newton, voltandosi a guardare le ragazze che entravano. Da dove si trovava Bella Swan, invece, continuava a non arrivare nulla. Il vuoto che c’era al posto dei suoi pensieri era irritante, snervante. Si avvicinò e camminò lungo la fila di banchi per avvicinarsi alla cattedra. Poveretta, l’unico posto libero era accanto a me. Automaticamente, sgombrai la sua parte di banco, impilando i miei libri. Avevo qualche dubbio che si sarebbe sentita a proprio agio. L’aspettava un lungo semestre, per lo meno in questa classe. Eppure, forse, seduto accanto a lei sarei riuscito a capire i suoi segreti… non che in precedenza avessi mai avuto bisogno di tale vicinanza… non che avessi mai trovato qualcosa degno di essere ascoltato… Dirigendosi al mio banco, Bella Swan incrociò il getto d’aria tiepida che usciva dalla ventola del riscaldamento. Il suo profumo mi colpì come una palla di cannone, come un ariete. Non c’è immagine abbastanza violenta da racchiudere la forza di ciò che mi accadde in quel momento. Non avevo più nulla dell’essere umano che ero stato e ogni traccia dell’umanità in cui avevo cercato di confondermi svanì. Ero il predatore. E lei, la mia preda. Non c’era altra verità al mondo. Nell’aula non esistevano testimoni: nella mia mente, erano già tutti vittime collaterali. Dimenticai persino il mistero dei suoi pensieri. Non me ne importava più nulla, perché presto avrebbe smesso di pensare. Ero il vampiro, e lei aveva il sangue più dolce che avessi mai odorato. Non avevo mai creduto che un simile profumo potesse esistere. Se lo avessi saputo, sarei andato a cercarlo anni prima. Avrei rastrellato il pianeta, per lei. Chissà che sapore…
Ultima modifica di *Bella il 17th Gennaio 2009, 19:54 - modificato 2 volte. | |
| | | *Bella
Data d'iscrizione : 06.01.09
| Titolo: Re: primo capitolo di Midnight Sun.. A prima vista 17th Gennaio 2009, 19:15 | |
| La sete mi bruciava la gola. Sentivo la bocca riarsa, carbonizzata. Nemmeno il fiotto di veleno fresco riuscì ad ammorbidire quella sensazione. Lo stomaco si contorceva per la fame, eco della sete. I muscoli, contratti, si prepararono a scattare. Fu questione di neanche un secondo. Non era avanzata di un passo lungo il tragitto che l’aveva portata sottovento. Nel momento in cui posò il piede per terra, i suoi occhi sgusciarono verso di me, ovviamente nel tentativo di non farsi notare. Il suo sguardo incontrò il mio e mi vidi riflesso nel grande specchio delle sue pupille. La sorpresa del volto che vi scorsi le salvò la vita, per qualche spinoso istante. E lei non fece nulla per aiutarmi. Quando decifrò l’espressione sul mio viso, il sangue tornò a inondarle le guance e diede alla sua pelle il colore più delizioso che avessi mai visto. Il profumo era una nebbia impenetrabile tra i miei pensieri. Riuscivo a malapena ad articolarli. Erano furiosi, incontrollabili, incoerenti. Accelerò il passo, come se avesse colto la necessità di scappare. La fretta la rese goffa, così inciampò, si sbilanciò in avanti e per poco non cadde addosso alla ragazza seduta di fronte a me. Vulnerabile, debole. Fin troppo, rispetto agli altri umani. Cercai di concentrarmi sul volto che avevo visto nei suoi occhi e in cui mi ero riconosciuto con ribrezzo. Il volto del mostro che viveva in me, quello che aveva scacciato dopo decenni di sforzi e disciplina ferrea. Con quale facilità era rispuntato in superficie! Il profumo mi assalì di nuovo, offuscandomi i pensieri e costringendomi quasi a balzarle addosso. No. Afferrai con forza il bordo del tavolo, nel tentativo di restare seduto. Il legno non era abbastanza resistente. Ne sbriciolai uno spigolo con la mano e nel palmo non rimase che qualche scheggia, mentre sul banco vedevo incisa la sagoma delle mie dita. Distruggere gli indizi. Regola Fondamentale. Limai subito il bordo del bando con le unghie, finchè non rimasero un buco e un mucchietto di segatura sul pavimento, che dispersi con il piede. Distruggere gli indizi. Danni collaterali… Sapevo cosa sarebbe dovuto succedere. La ragazza si sarebbe seduta la mio fianco e io avrei dovuto ucciderla. I testimoni innocenti della classe, altri diciotto ragazzi e un uomo, non avrebbero avuto il permesso di andarsene dopo aver visto ciò che stavano per vedere. Trasalii al pensiero di quello che sarei stato costretto a fare. Nemmeno nei miei peggiori momenti avevo mai commesso una simile atrocità. In più di otto decenni non avevo mai ucciso un innocente. Adesso, invece, progettavo di massacrarne venti in un colpo solo. Il viso riflesso del mostro si prese gioco di me. Mentre una parte di me soccombeva, spaventata dal mostro, l’altra progettava la strage. Se avessi uccisa per prima la ragazza, avrei avuto quindici o venti secondi a disposizione prima che gli altri umani reagissero. Forse un po’ di più, se non si fossero accorti subito di me. Non avrebbe avuto tempo né di urlare né di sentire dolore; non le avrei inflitto una morte crudele. Almeno questo potevo concederlo, alla sconosciuta dal sangue tragicamente irresistibile. Ma a quel punto avrei dovuto impedire agli altri di fuggire. Le finestre non erano un problema, troppo alte e strette per costituire una via di fuga. Soltanto la porta: sbarra quella e li metti in trappola. Cercare do fermarli nel momento del panico, del disordine, del caos, sarebbe stata un’operazione più lenta e difficile. Non impossibile, ma avrebbero fatto troppo rumore. Troppo tempo per le urla. Qualcuno li avrebbe sentiti… e sarei stato costretto a uccidere altri innocenti, in quel momento nero. Alle prese con gli altri, avrei lasciato raffreddare il suo sangue. Il profumo mi assalì, avevo la gola tanto secca da sentirmi soffocare… Perciò, prima i testimoni. Visualizzai una pianta della classe. Io ero al centro dell’aula, l’ultima fila stava alle mie spalle. Avrei iniziato da lato destro. Stimavo di poter spezzare quattro o cinque colli al secondo. Senza far rumore. A destra mi andava meglio perché non mi avrebbero visto arrivare. Spostandomi prima di fronte e poi sul lato sinistro, avrei impiegato al massimo cinque secondi per annientare i presenti. Abbastanza perché Bella Swan capisse, di sfuggita, cosa stava per succederle. Abbastanza perché provasse paura. Abbastanza, ammesso che la sorpresa non la inchiodasse sul posto, per lanciare un urlo. Un debole urlo che non avrebbe fatto accorrere nessuno. Respirai profondamente, il profumo era un fuoco che correva nelle mie vene asciutte, mi esplodeva nel petto e consumava qualsiasi tentativo di autocontrollo. Si stava voltando. Ancora pochi secondi e si sarebbe seduta a pochi centimetri da me. Il mostro nella mia testa sorrise, impaziente.
Ultima modifica di *Bella il 17th Gennaio 2009, 19:53 - modificato 1 volta. | |
| | | *Bella
Data d'iscrizione : 06.01.09
| Titolo: Re: primo capitolo di Midnight Sun.. A prima vista 17th Gennaio 2009, 19:16 | |
| Qualcuno, alla mia sinistra, sbattè una cartelletta. Non alzai lo sguardo per capire chi fosse. Ma quel movimento bastò a soffiare un refolo d’aria normale, non profumata, sul mio volto. Per un breve istante riuscii a pensare con lucidità. In quel prezioso istante, visualizzai due volti, uno accanto all’altro. Uno era il mio , o meglio, lo era stato: il mostro dagli occhi rossi che aveva ucciso così tante persone da aver perso il conto. Omicidi giustificati, razionali. Assassino di assassini, assassino di altri mostri, meno potenti. Un complesso di superiorità degno di un dio, lo ammetto: decidere chi meritasse la sentenza di morte. Ero sceso a compromessi con la mia natura. Mi ero nutrito di sangue umano, ma la definizione era vaga. Le vittime, con i loro passatempi malvagi, non erano tanto più umane di me. L’altro volto era quello di Carlisle. I due visi non si somigliavano. Carlisle non era mio padre in senso strettamente biologico. Non avevo preso niente da lui. Il pallore che ci accomunava era il risultato di ciò che eravamo perchè tutti i vampiri avevano quello stesso colorito diafano e freddo. Il colore degli occhi, invece, aveva un’altra origine: rifletteva una scelta condivisa. Eppure, malgrado la somiglianza non fosse lampante, immaginavo che , in un certo senso, negli oltre settant’anni trascorsi da quando avevo accettatola sua scelta e seguito le sue orme, il mio volto avesse iniziato a riflettere il suo. I miei tratti somatici non erano cambiati, ma percepivo che qualcosa della sua saggezza mi avesse segnato nell’espressione, che una traccia della sua compassione potesse esser letta nella forma delle mie labbra, che le mie sopracciglia mostrassero un po’ della sua pazienza. Di fronte al mostro ogni piccolo miglioramento andava perso. Pochi istanti, e non sarebbe rimasto più niente a testimoniare gli anni trascorsi con il mio creatore, il mio mentore, quello che in più di un frangente era stato davvero mio padre. I miei occhi avrebbero brillato, rossi come quelli di un diavolo; ogni somiglianza sarebbe sparita per sempre. Gli occhi di Carlisle che visualizzavo non mi giudicavano. Sapevo che mi avrebbe perdonato un gesto così terribile. Perché mi voleva bene. Perché mi giudicava migliore di quanto fossi. E mi avrebbe voluto bene anche se avessi dimostrato che aveva torto. Bella Swan si accomodò sulla sedia accanto a me, rigida e goffa – per la paura? - , e il profumo del suo sangue sbocciò avvolgendomi in una nuvola irresistibile. Avrei dimostrato a mio padre che su di me si sbagliava. E il tormento che questo destava bruciava quasi quanto il fuoco che sentivo in gola. Rimasi a distanza, nauseato… disgustato dal mostro che moriva dalla voglia di prenderla. Per quale ragione era giunta proprio qui? Perché esisteva? Perché era venuta a rovinare quel poco di pace che avevo conquistato nella mia non-esistenza? Perché questo irritante essere umano era nato? Mi avrebbe condotto alla rovina. Mi voltai per non vederla, pervaso da una sensazione di odio, violento e irragionevole. Chi è questa creatura? Perché proprio io, proprio ora? Perché mi tocca perdere tutto per colpa della sua decisione di piombare in questa cittadina improbabile? Perché proprio qui! Non voglio essere il mostro! Non voglio uccidere un’aula intera di ragazzi indifesi! Non voglio perdere tutto ciò che ho guadagnato con una vita di sacrifici e rinunce! Non volevo. Non poteva costringermi in quel modo. Il problema era il profumo, il profumo del suo sangue, così disgustosamente invitante. Se solo avessi trovato un modo per resistere… Se solo un altro refolo d’aria fresca mi avesse ripulito la mente. Bella Swan spostò una ciocca dei suoi capelli coloro modano, lunghi e folti, verso di me. Era pazza? Così non faceva che stuzzicare il mostro! Lo provocava. Nessun gentile sbuffo d’aria arrivò ad allontanare il profumo. Presto, tutto sarebbe andato perso. No, non c’erano spifferi ad aiutarmi. Però… non ero costretto a respirare. Bloccai la circolazione dell’aria nei polmoni con un sollievo istantaneo, ma parziale. Conservavo ancora il ricordo del profumo, il pensiero di quel sapore sul palato. Non sarei stato in grado di resistere a lungo. Per un’ora, forse si. Un’ora. Il tempo sufficiente a uscire da quell’aula piena di potenziali vittime, vittime non predestinate. Se solo fossi riuscito a resistere per una sola, breve ora. Trattenere il respiro mi dava una sensazione sgradevole. Il mio corpo non aveva bisogno di ossigeno, ma il movimento per me era istintivo. Nei momenti di allerta, mi fidavo dell’olfatto più che di ogni altro senso. Mi guidava durante la caccia, era il primo segnalatore di pericolo. Raramente mi capitava di incontrare qualcosa che fosse pericoloso quanto me, ma nella mia razza l’istinto di sopravvivenza era forte quanto quello di un normale essere umano. Fastidioso, ma sopportabile. Più di quanto non fosse sentire il suo odore senza affondare i denti in quella carne delicata, trasparente, fino al pulsare caldo, umido…
Ultima modifica di *Bella il 17th Gennaio 2009, 20:11 - modificato 1 volta. | |
| | | *Bella
Data d'iscrizione : 06.01.09
| Titolo: Re: primo capitolo di Midnight Sun.. A prima vista 17th Gennaio 2009, 19:17 | |
| Un’ora! Soltanto un’ora. Non dovevo pensare né al profumo né al gusto. La ragazza, silenziosa, si nascondeva dietro i capelli, china in avanti, per coprire anche la sua cartelletta. Non riuscivo a guardarla in volto, né a leggere le emozioni nei suoi occhi luminosi e profondi. Era quella la ragione per cui aveva lasciato che la ciocca ci dividesse? Per nascondermi i suoi occhi? Per paura? Timidezza? Per celarmi i suoi segreti? L’irritazione provata in precedenza, quando non ero riuscito a penetrare il silenzio dei suoi pensieri, impallidiva di fronte all’istinto, e alla sensazione di odio da cui mi sentivo posseduto. Perché odiavo la fragile donna-bambina che mi stava seduta accanto, la odiavo con tutto il fervore con cui mi tenevo stretto alla mia vecchia identità, all’amore per la mia famiglia, ai sogni di diventare migliore di quanto non fossi… Odiare lei e la reazione che mi provocava era un piccolo aiuto. Si, l’irritazione che avevo sentito era debole, ma era pur sempre d’aiuto. Mi aggrappai a qualsiasi emozione potesse impedirmi di fantasticare quanto fosse buona… Odio e irritazione. Impazienza. Sarebbe mai trascorsa la fatidica ora? Passata quella… lei se ne sarebbe andata. E io, cos’avrei fatto? Mi sarei presentato. Ciao, mi chiamo Edward Cullen. Posso accompagnarti alla tua prossima lezione? Lei avrebbe risposto di sì. La reazione più educata. Benché già terrorizzata da me, come sospettavo fosse, avrebbe rispettato le convenzioni e camminato al mio fianco. Guidarla nella direzione sbagliata sarebbe stato un giochetto. Uno stretto tratto di foresta si allungava fino al lato più lontano del parcheggio. Avrei potuto dirle che avevo dimenticato un libro in macchina… Qualcuno avrebbe ricordato di averla vista assieme a me? Pioveva, come al solito; due giacche a vento scure che procedono nella direzione sbagliata non avrebbero acceso particolare curiosità, né mi avrebbero incastrato. Peccato che quel giorno non fossi l’unico alunno ad essersi accorto di lei, benché nessuno se ne fosse accorto quanto me. Mike Newton, in particolare, seguiva ogni suo piccolo spostamento irrequieto sulla sedia: così vicina a me, si sentiva a disagio, come chiunque nei suoi panni, e come avevo previsto prima che il suo annientasse ogni mia velleità di gentilezza. Se fossimo usciti dalla classe insieme, Mike Newton lo avrebbe notato. Per un’ora ce l’avrei fatta, ma per due? Trasalii, arso dalle fiamme. Sarebbe tornata a casa, sola. L’ispettore Swan lavorava tutto il giorno. Conoscevo la sua casa, come tutte le abitazione della cittadina. Era annidata ai margini di una fitta foresta, senza vicini nei paraggi. Avesse avuto il tempo di urlare, ipotesi ridicola, nessuno l’avrebbe sentita. Quella sarebbe stata la maniera più responsabile di gestire il piano. Avevo rinunciato al sangue umano per sette decenni. Trattenendo il respiro avrei resistito per altre due ore. E, una volta da soli, nessun altro avrebbe rischiato di farsi del male. E niente mi avrebbe imposto un’inutile fretta, disse il mostro nella mia testa. Con sforzo e pazienza avrei potuto risparmiare la vita a diciannove esseri umani, ma credere che questa rinuncia mi avrebbe reso meno mostruoso era un sofismo, di fronte all’assassinio di una ragazza innocente. Malgrado la odiassi, sapevo che era odio maldisposto. La vera vittima del mio odio ero io stesso. E avrei odiati entrambi molto di più, dopo la sua morte. Trascorsi l’ora in quel modo, visualizzando il modo migliore di ucciderla. Cercai di non immaginare l’atto vero e proprio. Sarebbe stato troppo: rischiavo di perdere la battaglia e di uccidere chiunque mi capitasse a tiro. Perciò mi limitai alla strategia e niente più. Mi aiutò a far passare il tempo. Quando mancava una manciata di minuti alla fine dell’ora, mi lanciò un’occhiata da dietro il muro fluido dei suoi capelli. Incontrai di nuovo il suo sguardo ed ecco riesplodere l’odio cieco, che vedevo riflesso nei suoi occhi spaventati. Prima che potesse tornare a nascondersi, le sue guance si tinsero ancora di sangue, e io fui sul punto di cedere. Ma la campana suonò. Salvato in corner, come si dice. Fu la salvezza di entrambi. Lei sfuggì alla morte. Io, ancora per poco, dalla prospettiva di diventare la creatura d’incubo che temevo e disprezzavo. Sfrecciai fuori dalla classe, incapace di camminare con la lentezza desiderata. Se qualcuno avesse badato a me, avrebbe sospettato che nel mio modo di muovermi ci fosse qualcosa di strambo. Invece nessuno mi notò. I pensieri umani giravano ancora tutti attorno alla ragazza che avevo condannato a morire di lì a un’ora. Mi nascosi sulla mia auto. Non mi piaceva essere costretto a nascondermi. Era un gesto da codardi. Ma era senza dubbio la scelta migliore. Mi era rimasta troppo poca disciplina per confondermi con gli umani. La concentrazione necessaria a non uccidere una di loro mi aveva privato delle difese per resistere agli altri. Sarebbe stato uno spreco. Se era il momento di cedere al mostro, che almeno ne valesse la pena.
Ultima modifica di *Bella il 17th Gennaio 2009, 20:19 - modificato 1 volta. | |
| | | *Bella
Data d'iscrizione : 06.01.09
| Titolo: Re: primo capitolo di Midnight Sun.. A prima vista 17th Gennaio 2009, 19:18 | |
| Ascoltai un CD di musica che di solito mi calmava, ma servì a poco. No, ciò che più mi aiutava era l’aria fresca, umida, pulita che la pioggia leggera portava con sé dai finestrini aperti. Benché ricordassi il profumo di Bella Swan con precisione assoluta, respirare aria pulita era come disinfettare il mio corpo dall’interno. Ero di nuovo sano. In grado di pensare. E di combattere. Contro ciò che non volevo essere. Non ero costretto a seguirla fino a casa. Né a ucciderla. Ovviamente, ero una creatura pensante, razionale, e potevo fare una scelta. C’era sempre una scelta. In classe non mi ero sentito così… ma ormai ero lontano da lei. Forse, se avessi badato con molta, molta attenzione a starle lontano, non avrei avuto bisogno di cambiare vita. Mi andava benissimo così com’era organizzata. Perché lasciare che una signorina qualsiasi, irritante e deliziosa, la mandasse a monte? Non ero costretto a dare un dispiacere a mio padre. Né a provocare in mia madre tensione, preoccupazioni… dolore. Si, anche la mia madre adottiva ne sarebbe rimasta ferita. Per di più, Esme era una persona così gentile, tenera, delicata.Infliggere dolore a una come lei non avrebbe avuto alcuna giustificazione. Per ironia della sorte, avevo desiderato proteggere quella ragazza umana dalla minaccia meschina e inoffensiva dei pensieri maliziosi di Jessica Stanley. Ero l’ultima persona al mondo che avrebbe potuto proteggere Isabella Swan. Di tutte le minacce che incombevano su di lei, la più pericolosa ero io. All’improvviso sentii il bisogno di Alice. Non mi aveva visto uccidere la figlia di Swan in una moltitudine di maniere diverse? Era talmente assorta dai problemi di Jasper da non avere notato questa possibilità ancora più tremenda? Ero più forte di quanto pensassi? Sarei davvero riuscito a non torcere un capello alla ragazza? No. Sapevo che non era così. Alice, probabilmente, stava dedicandosi interamente a Jasper. La cercai là dove sapevo di poterla trovare, nella palazzina delle aule di inglese. Non mi ci volle molto per individuare la sua “voce” familiare. Non mi sbagliavo. Tutti i suoi pensieri riguardavano Jasper, ne filtravano con grande scrupolo ogni minima scelta. Desiderai chiederle aiuto, ma allo stesso tempo fui felice che non sapesse cos’avrei potuto combinare. Che fosse ignara del massacro che avevo preso in considerazione un’ora prima. Sentii una fiamma nuova ardere nel mio corpo, quella della vergogna. Nessuno di loro doveva sapere niente. Se avessi evitato Bella Swan, se fossi riuscito a non ucciderla – a questo pensiero il mostro ebbe un fremito e digrignò i denti, esasperato – avrei potuto tenermi tutto per me. Se fossi riuscito a stare lontano dal suo profumo… Non avevo motivo di non provarci, almeno. Fare la scelta giusta. Cercare di essere ciò che Carlisle pensava io fossi. L'ultima ora di scuola stava per finire. Decisi di mettere subito in pratica il mio nuovo piano. Sempre meglio che restare seduto in auto nel parcheggio, dato che lei avrebbe potuto passarmi sotto il naso e rovinare il tentativo. Sentii di nuovo l'odio ingiustificato per la ragazza. Odiavo il fatto che esercitasse quel potere inconscio su di me. Che potesse trasformarmi in qualcosa per cui provavo disgusto. Attraversai alla svelta – forse un po' troppo alla svelta, ma non c'erano testimoni – il piccolo campus, diretto alla segreteria. Non c'era motivo che Bella Swan incrociasse il mio cammino. Per me era la peste, e come tale l'avrei evitata. In ufficio c'era soltanto la segretaria con cui volevo parlare. Non si accorse della mia entrata silenziosa. < Signora Cope? > La donna, dai capelli di un rosso innaturale, alzò la testa e sgranò gli occhi. I nostri piccoli segni di riconoscimento, che non coglievano consciamente, li prendevano sempre in contropiede, non importa quante volte ci avessero già visti. < Oh >, esclamò con un certo turbamento. Si aggiustò la camicia. Sciocca, pensò. Potrebbe essere tuo figlio. Troppo giovane per pensare di... < Ciao, Edward. Posso esserti utile? > Sbatteva le ciglia dietro le spesse lenti. Mi aveva messo a disagio. Ma sapevo essere affascinante, quando volevo. Senza fatica, perché coglievo all'istante le reazioni a ogni mio gesto o parola. Mi sporsi sul banco e incrociai il suo sguardo, come per cercare qualcosa nel profondo di quegli occhi castani, piccoli e vuoti. I suoi pensieri erano già fuori controllo. Sarebbe stato un gioco da ragazzi. < Avrei un problema di orario >, dissi, con la voce suadente che utilizzavo quando non volevo spaventare gli umani. Il battito del suo cuore accelerò. < Certo, Edward. Qual è il problema? >. Troppo giovane, troppo giovane, si ripeteva. Ovviamente si sbagliava. Ero più vecchio di suo nonno. Certo, stando ai dati sulla mia patente aveva ragione lei. < Mi chiedevo se fosse possibile scambiare le mie ore di biologia con quelle di una disciplina dell'ultimo anno. Fisica, magari? >. < C'è qualcosa che non va con il signor Banner, Edward? >. < No, niente affatto, è soltanto che ho già affrontato questo programma... >. < Certo, in quella scuola speciale che hai frequentato in Alaska >. Ci pensò su, corrugando le labbra. Dovrebbero già essere tutti all'università. Ho sentito gli insegnanti lamentarsi. Medie perfette, mai un'incertezza nelle interrogazioni, mai una risposta sbagliata negli scritti, come se avessero trovato il modo di copiare, in tutte le materie. Il professor Varner si inventa le teorie più fantasiose, pur di non ammettere che uno studente è più in gamba di lui... Probabilmente è la madre che gli fa da insegnate... < A dir la verità, Edward, per fisica non ci sono più posti. Il professor Banner non vuole più di venticinque studenti per classe... >. < Non sarebbe in problema >. Certo che no. Tu sei un Cullen perfetto. < Lo so, Edward. Ma non ci sono abbastanza banchi in questo momento... > < Posso saltare le lezioni, allora? Potrei sfruttare le ore libere per studiare per conto mio >. < Vuoi saltare biologia? >. Restò a bocca aperta. Roba da matti. Che fastidio ti dà seguire una materia che già conosci? Dev'esserci qualcosa che non va con il professor Banner. Forse dovrei parlarne con Bob. < Ma così non avrai abbastanza crediti per il diploma >. < Recupererò l'anno prossimo >. < Forse dovresti parlarne con i tuoi genitori >. Alle mie spalle si aprì la porta ma chiunque fosse non stava pensando a me, perciò lo ignorai per concentrarmi sulla signora Cope. Mi sporsi ancora di più e la guardai con maggiore intensità. Avrebbe funzionato meglio se i miei occhi fossero stati dorati, anziché neri. Il nero, giustamente, incuteva paura. < Per favore, signora Cope... >. Cercai di parlare con il tono più morbido e suadente di cui ero capace – e ne ero capace, altroché. < Non ci sono altre lezioni con cui fare cambio? Senz'altro ci sarà qualche ora disponibile. Biologia alla sesta non è di certo l'unica possibilità... >. Le sorrisi, attento a non spaventarla mostrandole troppo i denti, con un'espressione rilassata. Il cuore le batteva all'impazzata. Troppo giovane, continuava a ripetersi, inquieta. < Posso parlarne con Bob... cioè con il professor Banner. Posso vedere se... >.
Ultima modifica di *Bella il 17th Gennaio 2009, 20:35 - modificato 1 volta. | |
| | | *Bella
Data d'iscrizione : 06.01.09
| Titolo: Re: primo capitolo di Midnight Sun.. A prima vista 17th Gennaio 2009, 19:19 | |
| Un secondo fu sufficiente a cambiare tutto: l'atmosfera nella stanza, il senso della mia missione, il motivo per cui ero chino di fronte alla donna dai capelli rossi... Ciò che prima aveva avuto un senso, ora ne possedeva un altro. In quel secondo, Samantha Wells aprì la porta e con un gesto frettoloso ripose un modulo firmato nel cestino accanto all'ingresso, per poi andarsene alla svelta, impaziente di fuggire da scuola. In quel secondo una folata improvvisa di vento arrivò dell'entrata e mi colpì in pieno. In quel secondo capii perché non ero stato disturbato dai pensieri della persona giunta in segreteria dopo di me. Mi voltai, benché non ce ne fosse bisogno, per confermare i miei sospetti. Mi voltai piano, lottando contro i muscoli che si ribellavano. Ed ecco Bela Swan, in piedi, spalle al muro, accanto alla porta, con un modulo tra le mani. I suoi occhi incontrarono il mio sguardo feroce, disumano, e si spalancarono ancora più del solito. L'odore del suo sangue riempiva ogni molecola d'aria nella stanza piccola e calda. La mia gola s'incendiò. Specchiandomi nei suoi occhi rividi lo sguardo del mostro, una maschera di malvagità. La mia mano restò sospesa a mezz'aria sopra il bancone. Senza neanche guardarla, avrei potuto schiacciare la testa della signora Cope contro il tavolo con forza sufficiente a ucciderla. Due vite, anziché venti. Un buon compromesso. Il mostro aspettava che lo facessi, ansioso e affamato. Ma restava sempre una scelta: doveva esserci. Bloccai il respiro e fissai gli occhi di Carlisle di fronte ai miei. Tornai alla signora Cope e sentii che era sorpresa a causa del mio cambiamento di espressione. Si allontanò da me senza riuscire a esprimere la paura con parole coerenti. Grazie all'autocontrollo perfezionato in decenni di abnegazione, parlai con voce piana e suadente. Mi era rimasta abbastanza aria nei polmoni per un'ultima rapida frase. < Non fa niente. Mi rendo conto che è impossibile. Molte grazie lo stesso >. Mi voltai e sgusciai via dalla stanza, sforzandomi di non badare al calore del sangue della ragazza, mentre passavo a pochi centimetri da lei. Mi fermai soltanto quando, dopo uno scatto fin troppo svelto, raggiunsi la mia auto. La maggior parte degli umani non era ancora uscita, perciò i testimoni erano pochi. Sentii che uno del secondo anno, D.J. Garret, mi aveva notato, ma senza troppa convinzione... Da dove è uscito Cullen? Sembra spuntato dal nulla... Ci risiamo, io e la mia fantasia. Mamma lo dice sempre... Mi infilai nella Volvo, nella quale trovai gli altri che mi aspettavano. Cercai di controllare il respiro, ma l'aria fresca mi faceva tossire, quasi stessi soffocando. < Edward? >, chiese Alice in tono allarmato. Le risposi con un cenno del capo. < Che diamine ti è successo? >, chiese Emmett, distratto, in quel momento, dal rifiuto di Jasper di accettare la rivincita. Anziché rispondere, innestai la retromarcia. Dovevo uscire dal parcheggio, prima che Bella Swan mi raggiungesse. Il mio demone privato mi tormentava... Terminai la manovra e accelerai. Uscii nella strada a sessantacinque all'ora. Girato l'angolo, ero quasi a ottanta. Senza guardarli, capii che Emmett, Rosalie e Jasper si erano voltati verso Alice. Lei si strinse nelle spalle. Non vedeva cosa fosse successo né cosa stesse per accadere. Scrutò nel mio futuro. Entrambi analizzammo la sua visione, che ci sorprese. < Te ne vai? >, sussurrò lei. Gli sguardi si spostarono su di me. < Me ne vado? >, risposi con un sibilo. In quel momento la mia risoluzione vacillò e Alice vide la direzione più cupa in cui mi sarei gettato facendo l'altra scelta. < Ah >. Bella Swan, morta. I miei occhi accesi, rossi di sangue fresco. La caccia all'uomo che ne sarebbe seguita. Il periodo di attesa e di cautela, nascosti, prima di ricominciare da capo... < Ah >, ripeté. Il quadro si arricchì di dettagli. Per la prima volta vidi l'interno della casa dell'ispettore Swan, vidi Bella dentro una piccola cucina con degli armadietti gialli, me stesso che spuntavo dall'ombra alle sue spalle... guidato verso di lei dal suo profumo... < Basta! >, ringhiai incapace di sopportare altro. < Scusa >, sussurrò lei sgranando gli occhi. Il mostro esultò. E la visione nella sua mente cambiò ancora. Un'autostrada deserta, di notte, gli alberi che la costeggiavano, coperti di neve, che scorrevano a quasi trecento all'ora. < Mi mancherai >, disse Alice, < anche se torni presto >. Emmett e Rosalie si scambiarono uno sguardo apprensivo. Eravamo vicini alla svolta per il lungo sentiero che conduceva a casa nostra. < Lasciaci qui >, ordinò Alice. “Meglio che parli tu stesso con Carlisle.” Annuii e frenai di colpo. Emmett, Rosalie e Jasper scesero in silenzio; avrebbero chiesto spiegazioni a Alice dopo la mia partenza. Alice mi sfiorò una spalla. < Farai la scelta giusta >, mormorò. Non era una visione, ma un ordine. < E' l'unica parente di Charlie Swan. Sarebbe come uccidere anche lui >. < Si >, dissi, d'accordo soltanto con la seconda parte del discorso. Sgusciò fuori dall'auto per raggiungere gli altri, con le sopracciglia contratte per l'ansia. Si confusero nel bosco e li persi di vista prima ancora di girare l'auto. Tornai indietro a tutta velocità e intuii che le visioni di Alice passavano dal buio al fulgore con la velocità di una luce stroboscopica. Puntavo verso Forks, a centocinquanta all'ora, ma non conoscevo ancora la mia meta. Veloce come un proiettile, andavo a dire addio a mio padre? O a ricongiungermi con il mostro che avevo dentro? La mia strada scorreva via sotto le ruote. | |
| | | cri93
Data d'iscrizione : 19.01.09
| Titolo: Re: primo capitolo di Midnight Sun.. A prima vista 29th Gennaio 2009, 18:35 | |
| stupendo nn vedo l'ora di leggere la continuazione | |
| | | *Bella
Data d'iscrizione : 06.01.09
| Titolo: Re: primo capitolo di Midnight Sun.. A prima vista 16th Febbraio 2009, 20:08 | |
| - cri93 ha scritto:
- stupendo nn vedo l'ora di leggere la continuazione
infatti.. speriamo davvero che Steph ci ripensi e decida di finirlo.. anche perchè ora.. dopo aver letto il primo capitolo.. non resisto senza leggere tutto il libro.. xoxo *Bella | |
| | | Martina!!!
Data d'iscrizione : 22.01.09
| Titolo: Re: primo capitolo di Midnight Sun.. A prima vista 16th Febbraio 2009, 20:22 | |
| RAGAZZI HO UNA NOTIZIA BONMBA!!! UN MIA AMICA HA TROVATO TT IL SEGUITO SE L'è SCARICATO E ME LO STA INVIANDO!!! QND CE L'AVRò TUTTO LO METTERò NEL FORUM!!! é STUPENDOOOO!!! CMQ ADEXO PROVO A FARE ALTRI ARGOMENTI GO I SUCCESSIVI CAPITOLI DI MIDNIGHT SUN!!!!! * mARTINA!!! | |
| | | renesmee
Data d'iscrizione : 17.03.09
| Titolo: Re: primo capitolo di Midnight Sun.. A prima vista 4th Aprile 2009, 22:51 | |
| ma tu 6 una grande....ti adoro....è da mo k aspetto sto libro | |
| | | Ospite Ospite
| Titolo: Re: primo capitolo di Midnight Sun.. A prima vista 5th Aprile 2009, 18:02 | |
| ti amo Stephenie!!!!!!!!!!! solo tu sai scrivere un simile capolavoro!!!!!!!!!!!! :wow: |
| | | kikka
Data d'iscrizione : 11.04.09
| Titolo: Re: primo capitolo di Midnight Sun.. A prima vista 11th Aprile 2009, 14:24 | |
| ciao ragazze, anke voi appassionate d twilight?!! beh, io lo sono da quando è uscito il film!! 11-21-08 ho letto tutti e 4 i libri in una settimana e gli ho riletti altre 3 voltee!! ora ho quasi rifinito il III: eclipse. e k ne dite di edward?!! è stupendo, sa recitare e sa suonare la chitarra ed il piano... meglio di così? però nella realta -quando non è nei panni di un vampiro- non è molto carino, ma comunque è il mio preferito!! certo, non ci si può innamorare di una persona che nemmeno conosci, infatti io dico soltanto che è una persona moooooooooooolto bella | |
| | | kikka
Data d'iscrizione : 11.04.09
| Titolo: Re: primo capitolo di Midnight Sun.. A prima vista 11th Aprile 2009, 16:07 | |
| siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!! grz mille x aver scritto una parte di questo libroooooooooo!! ma xcaso sai quando uscirà nelle bibblioteche di roma? vi prego ditemelooooooooooo | |
| | | Rosa
Data d'iscrizione : 17.03.09
| Titolo: Re: primo capitolo di Midnight Sun.. A prima vista 11th Aprile 2009, 16:29 | |
| nn uscirà mai kikka purtroppo...la zia step nn lo continuerà x colpa di alkune persone a lei molto vicine k hanno pubblicato i 12 cap di questo stupendo libro mi dispiace deluderti un bacio Rose | |
| | | Ospite Ospite
| Titolo: Re: primo capitolo di Midnight Sun.. A prima vista 11th Aprile 2009, 19:23 | |
| ...Rose ha ragione...ma io non sarei così drastica però...magari ci ripensa...io comunque continuo a sperare!!!! |
| | | Rosa
Data d'iscrizione : 17.03.09
| Titolo: Re: primo capitolo di Midnight Sun.. A prima vista 11th Aprile 2009, 20:10 | |
| mah..SPERIAMO!!!!!!!!! zia step ripensaci!!!! nn farci questo PLEASE!!!!!!!!!!!!!!!!!!! | |
| | | °Rika°
Data d'iscrizione : 08.04.09
| Titolo: Re: primo capitolo di Midnight Sun.. A prima vista 11th Aprile 2009, 22:16 | |
| ANCHIOO COME SILVIETTA CONTINUO A SPERARE...non può non pubblicarlo ciaoo a tutte kiss :teneri: | |
| | | Ospite Ospite
| Titolo: Re: primo capitolo di Midnight Sun.. A prima vista 11th Aprile 2009, 22:57 | |
| ...sarebbe sbagliato e comunque darebbe un pessimo esempio...molto vendicativo...nahhh...secondo me lo pubblica...bisogna solo pazientare un po'... |
| | | Rosa
Data d'iscrizione : 17.03.09
| Titolo: Re: primo capitolo di Midnight Sun.. A prima vista 13th Aprile 2009, 15:44 | |
| forse tra 10000 anni.... scherzo è vero se nn lo pubblica darebbe un cattivo esempio :nnsifa: | |
| | | renesmee
Data d'iscrizione : 17.03.09
| Titolo: Re: primo capitolo di Midnight Sun.. A prima vista 13th Aprile 2009, 23:36 | |
| ciao raga!!!! volevo dire che noi stiamo a lodare solo edward, ma anche jacob non è mica poi tanto male Io , come credo tutte voi, ho letto tutti i libri e ho visto il film...voi andrete a volterra a vedere il pezzo forte di new moon? Io forse, anche perchè ho i parenti in toscana... ...risp... | |
| | | kikka
Data d'iscrizione : 11.04.09
| | | | *Bella
Data d'iscrizione : 06.01.09
| Titolo: Re: primo capitolo di Midnight Sun.. A prima vista 15th Aprile 2009, 22:50 | |
| Allora.. Tranquille! Niente panico! Stephenie ha detto che per ora non ha intenzione di CONTINUARE, ma probabilmente riprenderà a scriverlo.. E poi, dopo aver ricevuto la nostra FANTASTICOSA lettera, non potrà fare a meno di riprendere in mano il suo bel portatile e di ricominciare a scrivere!!
__Bacini ViVoglioBene__ | |
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